Perdona e dimentica

venerdì 19_11 ore 21,15


REGIA: Todd Solondz
SCENEGGIATURA: Todd Solondz
ATTORI: Ally Sheedy, Ciarán Hinds, Shirley Henderson, Allison Janney, Paul Reubens, Charlotte Rampling, Gaby Hoffmann, Michael Lerner, Chris Marquette,
FOTOGRAFIA: Edward Lachman
PAESE: USA 2009
GENERE: Commedia, Drammatico
DURATA: 96 Min
VISTO CENSURA: VM14






Dieci anni dopo essere andata in frantumi, la famiglia Jordan sta ancora riassemblando i pezzi. Joy, messa in crisi dai problemi del marito Allen, va in Florida a cercare il consiglio della madre e delle sorelle: Trish, alle prese con tre figli e un nuovo incontro e Helen, incapace di trovare agio nel successo raggiunto a Hollywood. Nel frattempo, Bill, il marito di Trish, condannato per abuso di minori, esce dal carcere e si mette alla ricerca del figlio maggiore, Billy, per assicurarsi che non sia come lui, mentre il minore, Timmy, cerca di capire cos'è un uomo e qual è il confine tra amore e violenza.
Cosa comincia quando finisce la felicità? Una vita in tempo di guerra, fatta di pericoli costanti e di caduti sul campo, di traumi incancellabili e salvataggi miracolosi o casuali. Una riflessione sul perdono e sui suoi limiti, dice Todd Solondz, ma si sa che delle parole fa un uso particolare, che la sua "happiness" è una tragedia, la sua "Joy" un battesimo al sarcasmo.
Qui, come nel film di un decennio fa, comicità e dolore non sono esperienze opposte ma accezioni dello stesso vocabolo, esperienze interne alla stessa sequenza, scena, battuta. Di certo l'una non è un diversivo per l'altra: tocca arrendersi alla compresenza, non c'è via di fuga. Lo dimostrano i fantasmi (Andy, Allen), lo dicono i ritorni del rimosso (Bill), lo afferma soprattutto il lavoro di sceneggiatura e di messa in scena di Solondz, che procede volontariamente per ripetizione.
Ed è quello il suo affondo. Perché, è vero, c'è più amore oggi per i personaggi, più empatia; sempre freaks sono, alla ricerca di una normalità che non viene loro concessa e che probabilmente non esiste proprio, ma il regista non infierisce, sembra allargare il sorriso. Illumina lo scenario con il sole della Florida, dipinge le pareti di giallo (aggressivo, artificiale giallo), allarga la visione dal privato (il nucleo famigliare) al politico (gli Stati Uniti della stretta attualità) ma il suo sguardo, in fondo, non cambia. La guerra che combattono i personaggi di Solondz è ancora quella per non morire schiacciati dalla vita.
Per restare dalle parti della contraddizione in termini: una piacevolissima e spietata conferma. Marianna Cappi

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